Il pesce balestra titano

Il pesce balestra titano (Balistoides viridescens) è il più grande rappresentante della famiglia Balistidae, noti comunemente come pesci balestra. Questa specie è diffusa nel mar Rosso e negli oceani indiano e pacifico occidentale. Il balestra titano può superare i 75 cm di lunghezza, e presenta grossi incisivi anteriori e possenti molari che utilizza per raschiare e frammentare le formazioni coralline a carbonato di calcio, estrapolandone i succulenti polipi di cui si nutre; nella sua dieta sono anche presenti ricci di mare e crostacei di vario genere, che sguscia agevolmente grazie alle potenti mandibole.

Animale imponente e di rara bellezza a causa della colorazione tipica e della forma particolare, è spesso associato ad episodi di aggressività nei confronti di subacquei e snorkelisti: gli ignari bagnanti che si trovano a passare inconsapevolmente nei pressi del nido circolare in cui vengono deposte le uova, sono spesso intimiditi o addirittura attaccati da questi giganti romboidali che possono lasciare il segno.

Episodi di tale genere si verificano comunemente in gran parte del mar rosso e dell’oceano indiano; incredibilmente lungo la costa nord-occidentale del Madagascar non si sono mai verificati attacchi a danno di persone. Forse a causa della pesca molto ridotta o della scarsa presenza umana in queste acque i balestra titano non si sentono minacciati nemmeno durante la cura delle uova; quale che sia davvero la ragione, in queste acque è possibile ammirare questi giganti del reef a distanza ravvicinata.

Megattere: le balene danzanti

Quest’anno la stagione migratoria delle megattere è particolarmente consistente per numero di individui; da oltre un mese gli avvistamenti sono quotidiani ed è possibile incontrare individui in navigazione solitaria, coppie o piccoli gruppi. Particolarmente facili da vedere nelle ultime settimane le madri con i piccoli appena partoriti, con tutti gli atteggiamenti materni e di cura del piccolo che ne derivano, e il superbo salto di corteggiamento dei grossi maschi riproduttivi!!

Una migrazione che non smette di emozionarci e stupirci!

La migrazione riproduttiva delle megattere

Per il secondo anno di fila stiamo assistendo ad un’eccezionale stagione migratoria dei più attivi giganti del mare: siamo nel bel mezzo della stagione riproduttiva delle megattere!

Da inizio agosto questi giganteschi mammiferi marini stanno passando appena fuori dalle coste di Nosy Be, che grazie alle sue acque poco profonde e prive di predatori rappresentano un eccezionale areale riparato adatto alla riproduzione e al parto delle femmine! Le megattere passano in questa zona creando aggregazioni di individui di piccole-medie dimensioni  che si spostano in direzione nord, dove le femmine possono svezzare i piccoli in tutta tranquillità.

Affrettatevi ad uscire insieme a noi per poter godere di questo strepitoso fenomeno della natura!!

un arcobaleno nel mare ( III parte)

Quasi tutti i nudibranchi sono ermafroditi: possiedono sia gli organi riproduttivi femminili che quelli maschili, quindi durante l’accoppiamento un individuo può fungere sia da maschio che da femmina, inseminando le uova del partner e deponendone a sua volta; questa strategia massimizza l’efficienza della riproduzione.

Tipicamente depongono le uova in magnifiche spirali gelatinose o in velature nastriformi e colorate, spesso in prossimità o sopra le loro prede, per permettere alle larve di alimentarsi fin dal primo momento di vita.

Alcune specie sono inoltre in grado di abbandonare una parte del mantello per distrarre i predatori con i colori sgargianti e scappare via indisturbati (una strategia difensiva chiamata autotomia), un po’ come fanno le lucertole con la coda, o alcuni granchi con le chele.

un arcobaleno nel mare ( II parte)

Alcuni nudibranchi sono in grado di assorbire le sostanze urticanti e velenose  presenti nelle prede di cui si nutrono, isolarle in vescicole ed usarle a loro volta come armi quando attaccati, disgustando o intossicando gli incauti predatori.

Le prede invece vengono individuate attraverso un insieme di recettori posizionati sul capo (i rinofori), avvicinate e  divorate lentamente con l’ausilio di fauci interne piccole ma molto robuste, dotate di “denti”.

Ad oggi sono conosciute oltre 7 mila specie conosciute, ma se ne individuano di nuove quasi ogni giorno. I nudibranchi non sono organismi molto longevi: la loro aspettativa di vita è spesso inferiore ad un anno, e anche per questo è particolarmente difficile studiarli e capire i meccanismi chimici che si svolgono in questi animali  durante le situazioni di autodifesa e l’accoppiamento.

un arcobaleno nel mare ( I parte)

Tra gli organismi più colorati del mare, i nudibranchi sono invertebrati di ridotte dimensioni (da 1 a 60 centimetri circa) che abitano la maggior parte delle acque superficiali del globo.

Il nome “Nudibranco”, dal latino “nudus” e dal greco “brankhia”, significa “a branchie nude”, e indica la principale caratteristica di questi particolari molluschi: la mancanza di una conchiglia esterna di protezione. Non essendo riparate dalla conchiglia, queste piccole lumache hanno  sviluppato tramite l’evoluzione sistemi alternativi di protezione: i colori, i disegni e la forma che presentano li rendono in alcuni casi quasi invisibili ai predatori nel loro ambiente; in altri casi mostrano colorazioni estremamente brillanti e i disegni più complessi che li identificano come non commestibili o velenosi (aposematismo).

 

La maggior parte di queste creature ha ciuffi di branchie posizionati all’esterno del corpo, che si ossigenano costantemente grazie alle correnti e al movimento dell’acqua, e antenne più o meno lunghe e vistose posizionate sul dorso, che rappresentano il loro principale organo di senso.

 

La tartaruga verde

La Chelonia mydas, comunemente nota come Tartaruga Verde, è

considerata la migliore nuotatrice tra le tartarughe marine.

Questa specie predilige le acque calde dei mari tropicali e sub tropicali, utilizzando come areale sia le zone pelagiche che quelle costiere, preferibilmente adiacenti alle barriere coralline.

Un esemplare adulto può superare i 150 centimetri di lunghezza e toccare i 500 chili di peso. A differenza di molte altre specie di tartaruga marina, la Chelonia si nutre principalmente di alghe verdi, prediligendo quindi fondali bassi e ricchi di vegetazione come areali di alimentazione.

 

Le tartarughe verdi hanno un’aspettativa di vita media in natura di 80 anni, ma in alcuni casi possono raggiungere un’età secolare!

Questi animali diventano riproduttivi soltanto dopo i 20 anni di età; e le femmine depongono le uova solo ogni 2 o 3 anni; la mortalità dei piccoli è inoltre estremamente elevata a causa dei predatori naturali; tutti questi fattori rendono la tartaruga verde molto delicata. Attualmente questa specie è fortemente minacciata dall’uomo, soprattutto a causa della distruzione dell’habitat, dal forte inquinamento chimico e solido del suo habitat, del commercio illegale delle sue uova, della pelle e del carapace.

Il sesso dei tartarughini è determinato dalla temperatura del nido durante il periodo di incubazione delle uova: quando la temperatura è ottimale (circa 29 °C), dalle uova schiuderanno maschi e femmine in uguale misura; se la temperatura è di pochi gradi superiore ci sarà uno squilibrio a favore delle femmine, in caso contrario nasceranno più maschi. Oggi il riscaldamento globale sta creando un forte squilibrio tra i generi a favore delle femmine, che influisce negativamente sulla crescita delle popolazioni.

Il pesce angelo

I pesci appartenenti alla famiglia Phomacanthus sono generalmente conosciuti come pesci angelo, a causa dell’incredibile varietà di disegni e colori della loro livrea, unica nel suo genere, che li rendono uno dei soggetti preferiti di fotografi subacquei ed acquariofili. I pesci di questa famiglia colonizzano gran parte dei reef corallini del mondo, ed attualmente le popolazioni della maggior parte delle specie sono stabili, grazie anche alla loro dieta variegata e non specializzata.

Gli individui giovani di questa famiglia vestono una livrea che presenta differenze sostanziali in termini di disegni e di colori con quella degli adulti; il cambiamento del “mantello” è uno tra i più radicali e rapidi fra tutte le specie marine conosciute, il che rende i giovani pesci angelo particolarmente ricercati nella fotografia subacquea.

Pur essendo molto diversi fra loro, tutti i giovani pesci angelo posseggono una livrea sui toni del bianco e del blu, con disegni e striature di rara bellezza, e molto differenti tra le diverse specie.

Nelle foto è rappresentato un pesce angelo imperatore adulto nel sua ambiente e in un ritratto ravvicinato; la coppia di pesci bianchi e blu sono dei giovani della stessa specie!

il gambero cammello

Rhynchocinetes durbanensis, conosciuto come gambero cammello, è un piccolo gambero endemico nel Mar Rosso, nell’Oceano Indiano e nell’Oceano Pacifico tropicale, che vive tra i 5 e i 35 metri di profondità.

Il suo corpo è corto e tozzo, il cefalotorace robusto è grande quasi quanto l’addome che presenta una caratteristica gobba che gli merita l’appellativo di gambero cammello; il rostro, lungo e seghettato, è mobile verticalmente e generalmente rivolto verso l’alto; gli occhi sono molto grossi e mobili; i maschi sviluppano due chele sul secondo paio di zampe; la coda è portata quasi sempre stretta, a pennello.

Il corpo è semitrasparente con riflessi bianchi o giallini, coperto da un carapace a strisce rosse e bianche che lo attraversano in tutte le direzioni; anche le gambe sono a strisce trasversali bianche e rosse.

In natura il R. uritai vive al sicuro dai predatori nelle fessure della roccia, su strapiombi rocciosi, tra i detriti del corallo, sotto crepe e crepacci, e grotte rupestri, isolato o più spesso in gruppi formati da poche decine di individui. Il dimorfismo sessuale è marcato: i maschi dominanti presentano un grosso paio di chelipedi sul primo paio di zampe.

Questo gambero, per la sua bellezza e la sua adattabilità, è anche uno dei crostacei più apprezzati negli acquari marini di reef.

L’aragosta

Appartenenti alla famiglia dei Palinuridae, le aragoste comprendono circa 60 diverse specie di crostacei decapodi, che abitano la quasi totalità dei mari caldi costieri al mondo, e che sono particolarmente abbondanti lungo le coste australiane e dell’oceano indiano fino al Sudafrica.

Le aragoste presentano un esoscheletro esterno molto coriaceo e un carapace spinoso, che le rendono difficilmente attaccabili dalla maggior parte dei predatori; posseggono 5 paia di zampe locomotrici, utilizzate per muoversi anche molto rapidamente se necessario; presentano delle lunghe e robuste antenne spinose con le quali sondano l’ambiente circostante, e sono prive di grosse chele sul primo paio di zampe, comuni invece in molte altre famiglie di decapodi.

Le aragoste si rintanano e proteggono di giorno all’interno di profondi buchi e fessure all’interno dei reef corallini o tra le rocce, mentre escono di notte protette dal loro corpo coriaceo e dall’oscurità, alla ricerca di molluschi o altri crostacei di cui si nutrono, navigando con sicurezza guidate da un potente olfatto e percependo anche le più flebili vibrazioni grazie alle antenne sensoriali.

In gran parte delle zone costiere in cui si trovano sono soggette a pesca e rappresentano una grande risorsa economica e commerciale relativa all’industria alimentare.