I pesci appartenenti alla famiglia dei Diodontidi vengono volgarmente chiamati pesci istrice (Porcupinefishes in inglese) e sono facilmente identificabili grazie agli occhi laterali e molto sporgenti, muso a forma di “becco” e al corpo ovaliforme, allungato e ricoperto di lunghe spine rigide erigibili (ad eccezione di quelle presenti sul lato anteriore del muso, delle guance e del peduncolo caudale).

Le dimensioni possono variano tra i 20 e i 90 cm di lunghezza.

La distribuzione dei pesci di questa famiglia è legata al loro regime alimentare (molluschi, crostacei e qualche anellide), ed è per questo che troviamo alcune specie sui reef e altri su fondali sabbiosi.

Questi buffi pesci appartengono alla stesso ordine dei pesci palla (Tetraodontiformi), con i quali condividono alcune caratteristiche, tra cui la fusione dei denti in piastre dentali: solo due negli istrice (da qui Diodontidae), quattro nei pesci palla (da cui Tetraodontidae).

Anche i pesci istrice, come i loro cugini più rotondi, producono la famosa e temibilissima tetradotossina che li rende mortalmente velenosi; e anche loro hanno evoluto la bizzarra strategia difensiva di ingurgitare acqua fino a dilatare lo stomaco assumendo una forma sferica.

Il rigonfiamento dei pesci istrice li fa assomigliare ad una palla spinosa grazie all’evoluzione delle loro scaglie che, diventate aculei cornei, vengono erette man mano che il pesce in questione si gonfia d’acqua, rendendosi particolarmente indigesto ai predatori.

Non è semplice avvicinare il pesce istrice a meno che non sia lui stesso ad essere incuriosito dalla nostra presenza: durante il giorno è poco visibile perché rintanato nelle cavità delle scogliere da dove vedremo sporgere il suo caratteristico muso; solo riuscendo a catturare la sua curiosità lo vedremo uscire dalla sua tana e girarci intorno osservandoci con attenzione.

Evitate di infastidire questi organismi per il solo sollazzo di vederli mentre si gonfiano di acqua: la strategia difensiva, messa in atto quando l’animale si sente minacciato, provoca un grande stress fisico a questo animale, ed è necessario evitare di abusare di questa sua dote particolare.

0 Commenti

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Previous reading
La strana coppia: i cavallucci marini
Next reading
Le stranezze del mare: il pesce pegaso