Il paguro: il crostaceo con la conchiglia

I paguri sono dei crostacei decapodi appartenenti alla famiglia Paguridae che presentano un addome molle e ricurvo. Delle circa 5000 specie conosciute, la quasi totalità vive in ambiente marino costiero, prediligendo zone rocciose, coralligene o i reef corallini, che permettano loro di nutrirsi abbondantemente di ogni genere di sostanza organica, e di trovare riparo dai pedatori. I paguri vivono in conchiglie vuote di gasteropodi, che trovano nell’ambiente circostante e vengono utilizzate come un resistente riparo portatile; i paguri penetrano all’interno della conchiglia dall’addome, che è provvisto di una coda uncinata utile ad afferrare saldamente la conchiglia nelle spire più interne. Il corpo del paguro cresce gradualmente all’interno dell’esoscheletro, fino a quando la pressione interna diventa eccessiva, e il paguro fuoriesce dalla sua conchiglia e si nasconde per effettuare la muta dello scheletro esterno. Durante questa fase il paguro aumenta di dimensioni e il nuovo esoscheletro risulta molle per i primi giorni dopo la muta; in questa fase l’animale è molto vulnerabile, e la rapida ricerca di una conchiglia adatta alla sua nuova taglia risulta fondamentale per la sua sopravvivenza.

La variegata famiglia dei pesci farfalla

La famiglia dei Chaetodontidae comprende una grande varietà di specie marine conosciute generalmente con il nome di pesci farfalla.

Questi splendidi animali vivono associati alle formazioni madreporiche delle barriere coralline dei mari tropicali e subtropicali, e sono largamente diffusi in ampie porzioni dell’Oceano Atlantico, Pacifico ed Indiano.
Sono pesci generalmente diurni e che prediligono bassi fondali (di solito fino a 18 metri, anche se alcune specie sono state raramente segnalate fino a 180 metri di profondità), mentre di notte si nascondono fra le madrepore ed altre formazioni coralline, assumendo una colorazione parzialmente mimetica.

I pesci farfalla vengono così chiamati a causa della livrea estremamente variopinta, che spesso presenta disegni a bande o macchie orizzontali, verticali o diagonali, simili a quelle che si possono riscontrare sulle ali delle farfalle. La bocca è solitamente allungata e protesa in avanti.

I pesci di questa famiglia hanno dimensioni modeste, comprese solitamente tra i 12 e i 22 cm di lunghezza.
La maggior parte delle specie si nutre di piccoli polipi di coralli, uova di pesci e piccoli invertebrati altre specie prediligono invece le alghe filamentose o il
plancton. Alcune specie hanno un’alimentazione molto specifica, altre specie sono quasi onnivore.

La bellezza e la varietà della livrea dei pesci farfalla li rende particolarmente apprezzati tra gli acquariofili.

Gli animali più rari: il pesce ago fantasma

I pesci della famiglia Solenostomidae sono generalmente conosciuti con il nome di pesci ago fantasma (ghost pipefishes) o falsi pesci ago (false pipefihes), e contano di un singolo genere in cui sono comprese in tutto 6 specie riconosciute.

I Ghost pipefishes sono strettamente imparentati con i comuni pesci ago e con i cavallucci marini, e come questi ultimi sono dei maestri nell’arte del mimetismo.

I ghost pipefishes non superano i 17 cm di lunghezza, si muovono ondeggiando mollemente lasciandosi trasportare dalla risacca, spesso capovolgendosi e accostandosi al fondale, il che ne rende estremamente difficile l’individuazione.

Si nutrono principalmente di piccoli crostacei, che vengono aspirati all’interno della bocca allungata a tubo. La maggior parte delle specie vive in acque pelagiche eccetto che durante il periodo della riproduzione, quando si sposta nei pressi dei reef corallini o su fondali melmosi, cambiando colore e addirittura forma per rendersi ancor meno riconoscibili.

Sono per molti caratteri associabili ai pesci ago, ma vi differiscono per la presenza di una pinna pelvica, allargata nella femmina ed utilizzata per covare le uova fino alla schiusa, e una pinna dorsale prominente e dotata di aculei.

Il robustus ghost pipefish (Solenostomus cyanopterus) con i suoi 17 cm è il più grande rappresentante della famiglia; la sua livrea può assumere colorazioni differenti, la cui tonalità varia tra il grigio, il giallo e il verde, con maculature bianche o nere. Questa specie estremamente mimetica assomiglia incredibilmente nella forma, colore e movimento a un pezzo di fanerogama marina staccato dal fondo e trasportato dalla corrente.

Il robust ghost pipefish, tra tutte le specie di falsi pesci ago, è quella meno pelagica e la più adattata alla vita di fondali melmosi e del reef, su cui si nutre; è più facilmente reperibile sulle barriere coralline costieri o sulle praterie di fanerogame, tra i 2 e i 25 metri di profondità, durante la stagione della riproduzione.

Gli animali più rari: il gambero arlecchino

Hymenocera picta, conosciuto come gambero arlecchino, è una specie di gambero marino reperibile nelle fasce tropicali dell’oceano Indiano e Pacifico; ha una livrea color crema o bianco panna che presenta macchie allargate chiare al centro e bordate di blu, rosso o violetto. Himenocera possiede quattro zampe locomotorie e due chele allargate e appiattite, come gli occhi; la testa di questi animali è sormontata da due antennule sensoriali petaliformi utilizzate per localizzare le loro prede.

Questo gamberetto raggiunge i 5 cm di lunghezza, vive in coppia e si nutre esclusivamente di alcune specie di stelle marine; predilige le stelle marine più piccole e sedentarie, ma quando esse non sono reperibili in numero sufficiente può attaccare generi di stelle differenti; tipicamente in questi casi attacca la dannosa ed aggressiva stella “corona di spine” (genere Acanthaster) riducendo inizialmente il suo consumo di corallo, di cui si nutre, e uccidendola in pochi giorni.

Una volta designata la giusta stella marina per il pasto, solitamente la coppia di Himenocera comincia a nutrirsene sfogliando la pelle esterna con le particolari chele adatte allo scopo, per poi passare ai tessuti molli e raggiungere infine il succulento disco centrale. Le stelle marina, se attaccata inizialmente sulle braccia, può distaccare l’arto compromesso dal corpo e rigenerarlo successivamente; tuttavia, questo meccanismo di difesa è solitamente troppo lento ed energicamente dispendioso per riuscire a salvarsi da questi piccoli killer specializzati.

I gamberi arlecchini vivono solitamente associati ai reef corallini o ai substrati organici; hanno abitudini territoriali e a volte restano parecchi mesi nella stessa zona. Questi animali, estremamente specializzati, sono anche molto delicati: una minima variazione dei parametri dell’acqua, inquinanti e rapidi cambiamenti di temperatura possono facilmente uccidere questi splendidi quanto rari animali.

Le livree più particolari: la murena leopardo

La murena tassellata, o murena leopardo, è relativamente comune nelle acque superficiali tropicali di molte zone dell’Oceano Pacifico e dell’Oceano Indiano. Questa murena vive in piccoli buchi e anfratti presenti all’interno delle più ricche formazioni coralline e tra le zone di roccia e coralligeno costiere.

La murena leopardo si nasconde e ripara durante il giorno ed esce in perlustrazione dopo il tramonto, cercando le piccole prede di cui si nutre, inseguendole e scovandole anche negli anfratti più angusti grazie al formidabile olfatto di cui è dotata, ad un corpo serpentiforme e rivestito di muco protettivo.
L’elegante murena può raggiungere i 3 metri di lunghezza, è considerata innocua ma può diventare pericolosa se importunata: i violenti morsi che è in grado di sferrare per difendersi si infettano facilmente a causa di una potente carica batterica presente sui denti allineati sul palato.

La strana coppia: i cavallucci marini

 

Hippocampus è un genere di pesci di acqua marina che comprende oltre 50 specie di pesci comunemente noti come cavallucci marini o ippocampi, a causa della forma della testa che ricorda quella di un piccolo cavallo.

I cavallucci marini, a differenza della maggior parte degli altri pesci, sono monogami stretti: una volta formata una coppia, questa rimane stabile per tutta la vita!

Gli ippocampi posseggono una caratteristica unica nel regno animale: è il maschio a partorire i piccoli al posto della femmina! I maschi infatti sono provvisti di una sacca marsupiale collocata sotto il petto, dove dopo l’accoppiamento, la femmina deposita le sue uova che spetta al maschio fertilizzare. Le uova rimangono all’interno della tasca paterna fino alla schiusa, dopo la quale i cavallucci, pienamente formati, sono pronti a fuoriuscire dal ventre paterno.

A causa della loro forma, i cavallucci marini non sono abili nuotatori e capita spesso che muoiano per affaticamento quando si trovano a nuotare in acque particolarmente mosse e agitate. Si muovono usando come propulsore una piccola pinna dorsale, alla quale imprimono fino a 35 oscillazioni al secondo. Più piccole di quella dorsale, le due pinne pettorali, poste dietro la testa, servono al cavalluccio per le manovre.

Con la sua coda prensile, si ancora alle alghe e ai coralli e usa il suo muso allungato per aspirare il plancton e i piccoli crostacei che gli fluttuano intorno. Contraddistinto da un vorace appetito, il cavalluccio non smette mai di aspirare il suo cibo e può arrivare a consumare più di 3,000 gamberetti al giorno.

Pesce Istrice: pungente bellezza

I pesci appartenenti alla famiglia dei Diodontidi vengono volgarmente chiamati pesci istrice (Porcupinefishes in inglese) e sono facilmente identificabili grazie agli occhi laterali e molto sporgenti, muso a forma di “becco” e al corpo ovaliforme, allungato e ricoperto di lunghe spine rigide erigibili (ad eccezione di quelle presenti sul lato anteriore del muso, delle guance e del peduncolo caudale).

Le dimensioni possono variano tra i 20 e i 90 cm di lunghezza.

La distribuzione dei pesci di questa famiglia è legata al loro regime alimentare (molluschi, crostacei e qualche anellide), ed è per questo che troviamo alcune specie sui reef e altri su fondali sabbiosi.

Questi buffi pesci appartengono alla stesso ordine dei pesci palla (Tetraodontiformi), con i quali condividono alcune caratteristiche, tra cui la fusione dei denti in piastre dentali: solo due negli istrice (da qui Diodontidae), quattro nei pesci palla (da cui Tetraodontidae).

Anche i pesci istrice, come i loro cugini più rotondi, producono la famosa e temibilissima tetradotossina che li rende mortalmente velenosi; e anche loro hanno evoluto la bizzarra strategia difensiva di ingurgitare acqua fino a dilatare lo stomaco assumendo una forma sferica.

Il rigonfiamento dei pesci istrice li fa assomigliare ad una palla spinosa grazie all’evoluzione delle loro scaglie che, diventate aculei cornei, vengono erette man mano che il pesce in questione si gonfia d’acqua, rendendosi particolarmente indigesto ai predatori.

Non è semplice avvicinare il pesce istrice a meno che non sia lui stesso ad essere incuriosito dalla nostra presenza: durante il giorno è poco visibile perché rintanato nelle cavità delle scogliere da dove vedremo sporgere il suo caratteristico muso; solo riuscendo a catturare la sua curiosità lo vedremo uscire dalla sua tana e girarci intorno osservandoci con attenzione.

Evitate di infastidire questi organismi per il solo sollazzo di vederli mentre si gonfiano di acqua: la strategia difensiva, messa in atto quando l’animale si sente minacciato, provoca un grande stress fisico a questo animale, ed è necessario evitare di abusare di questa sua dote particolare.

Le stranezze del mare: il pesce pegaso

I pesci Pegaso (Eurypegasus draconis) sono degli animali solitari che vivono adagiati su fondali di sabbia, detrito coralligeno o sedimento organico, più facilmente reperibili in baie protette ed estuari tra i 3 e i 90 metri di profondità (più comunemente tra i 35 e i 90 metri), tra alghe o piante marine del genere Halophila o tra pinnacoli di corallo isolati.

Raggiungendo circa i 10 cm di lunghezza massima complessiva, il pesce pegaso presenta una singolare struttura corporea : è quasi interamente ricoperto da dure piastre protettive, la pinna dorsale e quelle pettorali sono estese a ventaglio ed estremamente mobili; queste ultime vengono utilizzate anche per spostarsi “camminando” lentamente sul fondale, aiutato anche dalle pinne ventrali modificate a “tentacolo”.

Il colore, la livrea e la forma del corpo lo rendono una specie altamente mimetica nell’ambiente in cui vive. I pesci pegaso sono predatori opportunisti, che si nascondono o setacciano il fondale in cerca di piccoli crostacei, molluschi o altri piccoli organismi.

I sessi sono separati, le femmine sono più grandi dei maschi, e le coppie formate durante la stagione riproduttiva sono monogame. La riproduzione avviene sul fondo, mentre le uova e lo sperma vengono liberati direttamente nella colonna d’acqua.

Questa specie, considerata a rischio di estinzione, è minacciata dall’inquinamento e da cattura selettive da parte dell’uomo; viene purtroppo commercializzato sia per acquariofilia che per la medicina tradizionale in molto paesi del Sud-Est asiatico.